Non ci vedo molto bene, porto gli occhiali da vent’anni. Ricordo la prima volta in cui andai a fare la visita dall’oculista, che alla fine mi chiese “Scusa ma tu guidi?”, “Sì” e lui “Ma come fai?”, al che risposi “Faccio fatica”.

Ancora oggi gli occhiali al mattino non li inforco se non dopo una buona mezz’ora di attività, fra cui preparare la colazione per me, moglie e figli, cercare cose che non trovano uscendo (più a tastoni che a colpo d’occhio), lavare le stoviglie e altre piccole faccende. Poi li metto, e ci vedo. Mi piace: mi serve a ricordare qual è la mia vista reale.

Anche quando vado a camminare faccio molto spesso dei tratti senza stampelle per gli occhi. Questo mi ha insegnato a percorrere anche dei brevi segmenti di sentiero ad occhi chiusi, con piedi e sensi in modalità “vista-free” per procedere. Sembra una sciocchezza, ma provateci (con attenzione): è una sensazione molto intensa e spiacevole inizialmente. Poi lo rimane, ma accompagnandosi anche a qualcosa di profondo, misterioso e in tutti i sensi riequilibrante.

Tutto ciò per dire che quando guardò un panorama dai monti, oppure la sagoma e la “luce” che esce da una foglia (come quella di acero montano che vedete in foto) mi sento sempre un miracolato. Un fortunato che può vedere, ma anche toccare, annusare, assaggiare, ascoltare… che può sentire! La mente razionale ritrova la sua giusta dimensione quando la riequilibriamo con questa mente più profonda, fatta come diceva Jung anche di sensazione e sentimento, oltre che di pensiero inteso come “parole nella testa”.

Una mente silenziosa, prorompente perché ci valica i confini del corpo e dirompente perché ci apre i confini del cuore. Richiamando a noi la quarta e misteriosa forza della mente-anima: l’intuizione.
Cose semplici.
Cose potenti.

Buona natura, buon cammino dentro e fuori di voi.

Matteo