L’immagine è della sempre impagabile vista dal monte Chiusarella (910 m), una delle mie mete preferite nel Parco Regionale del Campo dei Fiori di Varese. Arrivato in cima incontro una coppia di non più giovani marito e moglie. Ci salutiamo come spesso avviene tra chi frequenta la montagna: un saluto sobrio, ma profondo.

Lei mi dice: “Hai fatto la direttissima eh?”. Ci siamo subito capiti. A me piace fare fatica, mi aiuta a svuotare la mente e, quindi, anche a pensare in modo più preciso e sereno. Anche a loro però si vede che piace: fisico asciutto e sguardo deciso. Chiedo con tatto l’età e scopro che sono coscritti di mio papà, classe ’49. Fra trent’anni suonati avrò io quell’età, e sarei ben felice di arrivarci così.

La conversazione prende piede, e ci troviamo ad apprezzare la bellezza del paesaggio e la fortuna di chi sa godere di certe cose… esatto: sobrie, ma profonde.

Ad un tratto è lui ad affermare: “Camminare nella natura aiuta a evadere”. Ci siamo subito capiti anche ora. Nelle nostre vite quotidiane siamo spesso “imprigionati” da impegni e doveri. Passeggiando si può imparare a vedere e anche ad evadere da questa gabbia, la cui forza è l’essere dorata, dotata di tutti i comfort: cibo, televisione, divano, alexa ecc.
Ma che, in realtà, è molto poco confortevole per il benessere della nostra mente e, soprattutto, della nostra anima.

A quel punto dico loro: “Sapete, io sono un po’ matto e ho deciso di farne un lavoro”, “In che senso?” mi chiedono, “Nel senso che accompagno le persone in un cammino di rieducazione al passeggiare, nel senso di usare i passi, e all’ascoltare, nel senso di prestare attenzione”. La cosa si vede che li colpisce, sorridono entrambi. E, sempre con il sorriso, esclamano: “Bravo! Così hai unito ciò che ti piace a ciò che fai per lavoro”. “Sì, è vero,” rispondo io, “anche se non è un lavoro il cui rapporto impegno/benefici è facile da comunicare”.

Ora, lei dice una cosa che io penso spesso, ma che non è giusto che sia io a dire: “È difficile far comprendere il valore di certe cose, anche se è proprio quello che servirebbe oggi a tante persone”. La vita mi ha mandato un piccolo aiuto.

E poi, continuando a parlare a turno anche tra loro (mentre io ascoltavo con grande attenzione), mi raccontano i benefici che questo modo di stare nella natura ha portato e porta loro tutt’oggi: benessere sia fisico che emotivo;
maggior capacità di affrontare i problemi della vita con serenità e calma;
abbassamento del livello di stress; gioia del sentirsi vivi;
incontri piacevoli con altre persone, perlopiù sconosciuti, come lo eravamo anche noi in quel momento…

Infine, di ciò che ora ricordo con esattezza, riporto un’ultima cosa che hanno detto e che mi ha molto emozionato: “Abbiamo portato i nostri figli fin da piccoli verso questo rapporto con la natura. E anche loro l’hanno appreso; anche per loro ha funzionato e funziona ancora”.

È proprio il lavoro di ricerca e di ascolto che facciamo dentro di noi stessi, a renderci un dono per noi stessi e anche per gli altri.

Salutandosi: “Forse ci rincontreremo”. “Sarebbe bello!”. E sobrio… e profondo.

Un abbraccio.

Matteo,
Accompagnatore all’Ascolto 🌿🚶🚶‍♀

 

#ascolto #benessere #natura