Eccoci qua. Terzo articolo del mio blog e già si fatica a buttar giù il testo. Non è che manchino le idee, tutt’altro, ma il tempo e le energie per svilupparle sono quelle che sono. Sarà la settimana passata dietro a un’otite della mia secondogenita di poco più di un anno, con tanto di domenica mattina (certe cose, chissà perchè, succedono sempre nel weekend) passata in pronto soccorso per subentrata sesta malattia. Notti dormendo poco e giornate sclerando tanto. Lavoro che si accumula e contrattempi vari. Lucidità che ti fa ciao con la manina dal finestrino di un boeing diretto alle Maldive.  Questa è la vita. Questa è la mia vita. E, devo dire, che la amo follemente.

Come mi ha detto un caro amico la scorsa settimana “La vita è una figata”. Lui se ne è accorto dopo un intervento e relative conseguenze che alla maggior parte di noi basterebbe la metà per andare in pappa, cervello ed emozioni crashed. Ma, si dice, non ti viene dato più di quello che puoi sopportare. Dato da chi? Da Dio? Da te stesso? Dal Mondo? Dal postino? Frega niente, dato e basta e io sento che è così. La vita è una figata perchè è sempre e comunque l’unica vita che abbiamo ora. Se realizzo questo fatto in profondità, mi sento subito meglio, nonostante tutto. Forse la preghiera è proprio questa capacità di accogliere l’esistenza, con la fiducia (che poi sarebbe la fede) che tutto quello che mi accade io lo posso reggere, altrimenti non accadrebbe. Lo so, facile dirlo con problemini di poco conto. Ma ci sono grandi storie, note o sconosciute ai più, che ci dicono che è così in ogni caso, anche quando le vicende si fanno pesanti. O pesantissime. L’amore per la vita e per se stessi che nasce dall’accogliere la realtà così come si manifesta ora, è la chiave per essere felici. Lo sto scrivendo io, ma non lo dico io. Rielaboro concetti appresi e vissuti, setacciati e certificati dalle maglie delle mie esperienze.

Credo solo in ciò che viviamo e sentiamo, non accontentandosi dell’arroganza dei nostri pensieri. Credo che sia più semplice toccare il cielo appoggiando le ginocchia a terra, che alzandosi in punta di piedi. Accogliere ora, la realtà che ho di fronte a me. Vivere qui, senza provare a fuggire da nessun’altra parte. Obbligando il mio corpo e la mia mente a stare dove sono, con chi sono, facendo ciò che stanno facendo. Anche quando ti viene la nausea, anche quando hai un giga urlo dentro. E tu urla se ti va, o vomita. Ma fallo in ginocchio, consapevole in cuor tuo che, quello da cui vorresti fuggire, è tutto ciò che possiedi. Insomma: anche se ti odi, amati. Anche se odi, fallo con amore. L’Amore di chi sa riconoscere i propri limiti a testa alta, arrossendo senza vergogna. Sbaglia e, se ti serve, sbaglia ancora. Credo sia davvero così, che valga davvero la pena di mettere tutta la mia forza per sentire la bellezza della vita. Io che non ho che piccoli problemi dovrei farcela… Giusto?

Un abbraccio genuflesso

Matteo