Questo articolo nasce sulla cima assolata del monte Faiè, in Val Grande, terra di intensi sguardi interiori. Sono venuto solo, per stare nel silenzio della natura in questo splendido giovedì mattina d’autunno. La salita è breve, ma ripida. E le foglie bagnate rendono il terreno scivoloso e l’escursione impegnativa, tanto da dover improvvisare un secondo bastone con un ramo spezzato per non rischiare cadute ad ogni passo. Giunti in cima, la vista sul Monte Rosa e sul Lago Maggiore è incantevole. Non c’è anima viva. Mangio del cioccolato fondente, mentre ammiro il panorama e il suono del silenzio. Poi inizio a scrivere.

Tempo cinque minuti e la vetta si affolla. Evidentemente non sono l’unico a volersi godere la bella giornata. Si posizionano vicino a me un duo e un trio di amici. Si lamentano del caldo fuori stagione, delle gambe che non sono più quelle di una volta e della strada per il ritorno che ancora li aspetta. Di giovani, più distanti, ci sono soltanto un paio di tedeschi, o svizzeri, non capisco se anche loro si lamentano o stanno dicendo che è tutto una figata. I toni di voce generali sono piuttosto alti, ma non mi sposto e resto qui, a due metri fra un gruppetto e l’altro. Uno di loro esclama “Cazzo che posti che abitiamo!” e bestemmia. Un altro rutta ripetutamente. Dal gruppetto più numeroso una voce fuoriesce “Potete farci una foto?”. Nessuno risponde. Solo io, dopo qualche secondo, gli dico col sorriso “Chiedete a loro che sono in due”. Quelli a cui mi riferisco manco si girano. La foto salta. A questo punto mi concentro e, dentro di me, sento il silenzio sul quale tutte le voci si appoggiano. Mi innamoro del mio sentire. E vi scrivo di Libertà.

La Libertà che possiamo conquistare e che nessuno ci potrà mai togliere è solo una: quella di conoscersi e di essere se stessi. Sembra semplice, ma in realtà, questo stato è così distante dalle nostre vite ipercondizionate e tese come corde di violino al tocco dello sguardo della società, che fatichiamo persino a rendercene conto. Siamo immersi, senza accorgercene, nella ripetizione automatica e meccanica di azioni e re-azioni. Eppure, tu sei comunque “condannato” ad essere libero.

Perché la prima libertà, fondante di una Libertà più grande, è proprio quella di impedirsi di essere liberi. Attraverso l’obbedienza cieca e meccanica a dogmi o regole, che possono reprimere la nostra natura e scatenare il senso di colpa quando sfoghiamo la frustrazione: mangiando, bevendo, fumando… Un sentimento, quello del senso di colpa, il cui reale significato viene spesso minimizzato alla vergogna per le nostre azioni o parole. Ma il senso di colpa è un sentimento ben più profondo e asfissiante: è la vergogna per ciò che sono. Io provo senso di colpa nel momento in cui sento di essere sbagliato. Infatti, posso provare la sua morsa anche per qualcosa che ho solo pensato di poter fare e che poi non ho mai attuato. Certo le regole sono utili e servono per il convivere civile, ma noi andiamo oltre: comprendiamo che anche se io credo in una regola, non necessariamente il mio sentire emotivo è allineato ad essa. Posso credere fermamente che il tradimento sia sbagliato, ma dentro di me provo la voglia di andare a letto con uno sconosciuto/a. Qui nasce il senso di colpa: perchè vogliamo mostrare agli altri solo il bello di noi e non i nostri lati più cupi. Proprio quei lati che, vissuti e affrontati alla luce del sole, possono creare un me più forte e luminoso.

E allora mi godo, oltre alla bellezza del mondo, la bellezza di me. Bellezza che nessuno può disturbare. Non mi sento in colpa perché molti di voi stanno lavorando questa mattina ed io sono qui al sole, sul monte Faiè. Non mi sento in colpa perché una vocina nella mia testa mi fa notare che intorno a me le persone non sono consapevoli dei loro gesti e delle loro parole, suggerendomi che in qualche modo io sia meglio di loro. So che in me alberga il mio ego, il piccolo me che vuole sentirsi importante. Spesso ci identifichiamo completamente con lui e perdiamo il senso della nostra bellezza, il senso della nostra stessa vita. Ci infiliamo nel “Cosa pensano di me le altre persone?”, scivolando via dal “Cosa penso di me Io?”. Ma la Libertà è anche questa: perdersi, per poi ritrovarsi.
Oggi, come tutti i giorni della mia vita, mi sforzo di amare il brutto di me, perché mi rende più bello.

Un abbraccio libero

Matteo