La nostra mente può concepire un cerchio perfetto, che la nostra mano non potrà mai disegnare. Potrei anche chiuderlo qui l’articolo, il concetto mi sembra già chiaro. Potrei, invece, parlare un pò di come sia possibile che una polpetta parli. Ma è un argomento un tantino strambo, nonostante chi conosca mia figlia di un anno e qualche mese possa convenire che l’impressione che fa è proprio quella: di una polpetta, se pur bella, che parla. Quindi, lascio stare la polpetta e rispetto il tema dell’articolo.

La perfezione è un’idea e, come tutte le idee, ha sede nella mente. Non puoi tirarcela fuori e tac, eccola, in carne e ossa: la donna o l’uomo dei miei sogni, un mix di simpatia, intelligenza, savoir-faire e, soprattutto, bellezza che lascia stare non te lo spiego. Ecco, appunto, non spiegarmelo. La perfezione è un’idea e, come tutte le idee, può servire da modello per costruire un oggetto, una relazione, un’opera d’arte o un fantastico piatto di parmigiana di melanzane. Non serve perchè tu ti senta una merda ogni qual volta ti cimenti nel fare qualcosa di tuo. Nossignore. Eppure, è quello che succede tutti i giorni a migliaia, se non milioni, se non miliardi di persone. Si sentono delle merde perchè non fanno qualcosa di perfetto, nel senso che scoprono di non essere perfette.

Questo è ciò che puoi dirti: IO SONO PERFETTA. IO SONO PERFETTO. No, non sono impazzito del tutto. Sto solo dicendovi che la perfezione esiste eccome, anche nel mondo fisico. Ma in un modo differente e paradossale: quella perfezione sei tu, con tutti i difetti, tutte le stortaggini e i limiti che possiedi, e non solo le belle qualità che spesso non vediamo l’ora di poter mostrare o di sentirci attribuire dagli altri. La perfezione ideale serve a lavorare su di noi e sulle nostre opere al fine di crescere sempre, giorno per giorno, successo per successo, fallimento per fallimento, vizio per vizio, virtù per virtù, step by step. Perfetto è ciò che è compiuto in tutte le sue parti e questo tu lo sei già ora. La realtà stessa che ci circonda è perfettamente compiuta e in equilibrio con forze che nemmeno possiamo sfiorare senza esplodere. Lasciando la casetta dei bambini scopriamo che il mondo è più grande di me, il mio partner è più grande di me. Anche il mio cane è più grande di me. E soprattutto, io sono più grande di me.

Ieri sono stato allo studio di registrazione dei bravissimi Simone Lanza e Jerry De Feo per il mio disco solista in uscita fra un paio di mesi. Ogni volta che ho la chitarra fra le mani, in studio o in concerto, faccio un simpatico salto nel terrore del “Devi essere perfetto”. Che poi dicasi: perfezionismo. La peste dell’anima, lo chiamo io. Poichè l’idea che nasce in noi è come un embrione, un atto magico e misterioso, un figlio che dovremmo far crescere al nostro interno, alimentandolo e proteggendolo correttamente. Ma la maggior parte di questi figli non riesce a sopravvivere e a trasformarsi in progetto e, successivamente in realtà (per approfondire leggi la pagina “Perchè è nato questo blog” http://matteogoglio.it/perche-e-nato-questo-blog/). La paura di non essere perfetti, che poi non è altro che la paura dell’errore, li uccide. Il nostro perfezionismo uccide la nostra creatività, la nostra originalità, la nostra capacità di distinguerci in quanto unici. Per essere bravo come Peppino, io non sarò mai come Matteo Goglio. Ieri ho suonato con i miei limiti e le mie qualità e sono consapevole che la mia perfezione è ciò che incontro, vivo, faccio e dico ora. Ho smesso di chiedermi di essere diverso da me stesso e ho deciso di conoscermi, di darmi la possibilità di mostrare al mondo me.

Tu non potrai mai, nemmeno se darai tutta te stessa o tutto te stesso, essere uguale ad un’altra persona. Ma ricorda che, di tutti i miliardi di individui nel mondo, nessuno potrà mai essere uguale a te. Sbagli, impari e cresci. Cosa c’è di più perfetto?

 

Un abbraccio polpettoso

Matteo